RISULTATIIn merito alla
qualifica di sostenibilità emerge come una quota significativa del campione si ponga
obiettivi di redditività nel medio periodo; inoltre la grande maggioranza non ha in target obiettivi di soddisfazione del personale. Salute e sicurezza per il personale sono invece obiettivi considerati dal campione, soprattutto in termini di riduzione dello sforzo fisico e dello stress da lavoro correlato. Anche alla
qualità del prodotto viene conferita grande importanza come da anni si sa e si sente dichiarare. Complice il fatto che il campione di aziende è in larga maggioranza composto dalle piccole, c’è ancora poca sensibilità e consapevolezza al servizio al cliente, inteso sia livello di soddisfazione sia come un miglioramento del rapporto con esso (intimacy), rafforzata da una elevata quota di risposte di “non applicabile”. È evidente a detta del campione, soprattutto delle piccole imprese, come i fornitori non vengano ancora considerati in obiettivi di sostenibilità. Per quanto riguarda il territorio, il campione risulta
poco sensibile agli obiettivi di sostenibilità ambientale, sia trattandosi di processo sia di prodotto e agli obiettivi di sostenibilità sociale. Coerentemente con la scarsa propensione a fissare obiettivi di sostenibilità nel breve periodo, il campione principalmente dichiara che una
quota bassa (e molto spesso nulla)
di fatturato è
dedicata ad investimenti in iniziative di sostenibilità, ma per coloro che hanno già stanziato quote di fatturato a favore di investimenti in sostenibilità, si nota, coerentemente, che il raggiungimento degli obiettivi è principalmente di breve e medio periodo.
Analizzando la diffusione di sfruttamento delle
leve per la sostenibilità in base al grado di sfruttamento e il livello di conoscenza da parte delle aziende,
la maggior parte delle leve tecnologiche oggetto di indagine
è giudicata dal campione inapplicabile (e.g. controllo intelligente della qualità dell’energia - norma EN 50160, apparecchiature e sistemi di monitoraggio e controllo dei consumi termici; alcune leve godono ancora di un’inadeguata conoscenza (e.g. impianti di recupero del calore).
Molte delle leve gestionali oggetto di indagine
sono sconosciute e applicate con poca frequenza (e.g spostamento dei picchi di produzione verso fasce orarie meno costose; creazione di una squadra di lavoro per analizzare e revisionare il processo produttivo); altre leve sono in fase di esplorazione (e.g. sostituzione dei macchinari obsoleti con macchinari ad alta efficienza energetica; riduzione del tempo di attesa del materiale fra operazioni successive). Una leva (formazione del personale alla sostenibilità) è stata giudicata inapplicabile dal campione di indagine. È dunque evidente come la poca diffusione delle leve tecnologiche e gestionali sia correlata ad una mancata consapevolezza da parte del campione dei benefici correlati a queste leve.
Analizzando i
comportamenti aziendali e il ciclo di vita di un intervento di sostenibilità, per quanto riguarda le
leve tecnologiche, la maggior parte delle aziende del campione è collocabile nello
stadio di ritardo, ingresso e primo interesse nel percorso verso la sostenibilità, con poche aziende esordienti e nessuna allo stato dell’arte sostenibile. Per quanto riguarda il grado di sfruttamento delle
leve gestionali rispetto agli obiettivi nel tempo, la maggior parte delle aziende del campione è collocabile nello
stadio di ingresso, primo interesse ed esordienti nel percorso verso la sostenibilità. Solo due aziende si collocano eccezionalmente rispetto al campione nello stato dell’arte.
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